11 dicembre 2006

Assemblea dei genitori: lunedì 18 dicembre

AI GENITORI
RAPPRESENTANTI DI CLASSE
DEL LICEO-GINNASIO “T.TASSO”

Il 18 dicembre 2006 alle ore 16,30 presso l’aula magna è convocata l’Assemblea dei Genitori del Tasso, per discutere il seguente ordine del giorno:

  • Presentazione dell’attività del Consiglio di Istituto
  • Discussione e proposte su andamento anno scolastico in corso
  • Chiusura invernale dell’Istituto

L’assemblea è aperta anche a tutti i genitori interessati.

Il Presidente dell’Assemblea dei Genitori
Pier Francesco Belluzzi Mus

Il documento del Collegio dei docenti del 4 dicembre 2006

Pubblichiamo a scopo informativo il documento del Collegio dei docenti, in corso di diffusione presso le famiglie. Ricordiamo che, sul tema, è stata anche pubblicata una lettera aperta firmata da numerosi docenti, che può essere letta in http://www.liceotasso.it/areadocenti.html

Il giorno 20 novembre 2006, alle ore 8.15 un gruppo di circa 40 studenti del Tasso è violentemente entrato nei locali intimando agli insegnanti di allontanarsi perché l’Istituto doveva considerarsi “occupato”.
Di tale occupazione non si era parlato nei giorni precedenti in nessun incontro studentesco. La decisione è scaturita da un ristretto numero di studenti che non ha preso in considerazione né la massa dei compagni né i loro rappresentanti.
Immediatamente dopo questo atto di forza numerosi studenti, soprattutto quelli delle classi seconde e terze, hanno tentato di ripristinare la situazione normale senza avere successo. Tale protesta contro l’occupazione è continuata fuori della scuola anche nei giorni successivi.
Il Collegio dei Docenti, convocato d’urgenza via telefono nella serata del 20, si è riunito il giorno 21 e ha deliberato la stesura del documento che oggi è posto in votazione e che è indirizzato a:

  • tutti gli studenti del Tasso
  • tutti i loro familiari
  • gli organi centrali e periferici del Ministero della Pubblica Istruzione
    le forze politiche
  • gli organi di informazione e l’opinione pubblica

Gli insegnati ritengono infatti che questo documento sia il modo migliore per

  • prendere posizione in quanto cittadini di uno stato democratico, assolvendo in pieno alla propria funzione educatrice;
  • esaminare quanto è successo, quanto succede nella scuola italiana, per trarre dall’accaduto argomentazioni che abbiano una valenza didattica, indicando il percorso per un migliore funzionamento della scuola stessa;
  • essere certi che il punto di vista degli insegnanti del Tasso, pur nella scontata dialettica delle opinioni, sia messo a conoscenza di tutti coloro che al Tasso studiano, che al Tasso affidano la propria formazione culturale e umana.

Prima di affrontare le questioni didattiche che maggiormente ci stanno a cuore, riteniamo doveroso premettere considerazioni giuridiche di carattere generale che troppo spesso vengono ignorate o passate sotto silenzio.

  1. L’occupazione di una scuola è di per sé un atto illegale che porta alla interruzione di un pubblico servizio. Questo dato di fatto deve essere ribadito con forza da parte di coloro che della formazione sono i principali responsabili.
  2. Gli insegnanti delle scuole italiane sono gli unici lavoratori di un paese democratico che possano essere costretti a uscire dal proprio luogo di lavoro, che possano essere chiusi fuori dallo stesso.
    L’occupazione priva gli studenti del diritto all’istruzione, nei giorni in cui il servizio è interrotto.
  3. Ciò è tanto più grave quando, come nel caso presente, un grande numero di studenti è contrario alla sospensione della didattica; ma non lo sarebbe meno, in linea di principio, se una minoranza volesse seguire le lezioni.
  4. Negli anni passati era quasi sempre successo che le occupazioni fossero messe in votazione nelle assemblee studentesche: questa no. La maggior parte degli studenti è stata sopraffatta, calpestando anche una delle certezze a loro più care, quella della discussione assembleare.
  5. La rottura della legalità è talora stata nella Storia un atto estremo, che ha segnato momenti alti di lotta. Si pensi a Gandhi e Mandela, che ci sono arrivati per motivi gravi e con piena assunzione di responsabilità e coscienza delle conseguenze

Nello stendere questo documento, però, non siamo guidati soltanto dalla difesa della legalità, pur doverosa. In questo momento ci sta a cuore soprattutto motivare da un punto di vista didattico la nostra ferma contrarietà all’accaduto.
Un’interruzione della didattica, soprattutto se repentina, costituisce:

  • un danno per il processo di apprendimento di tutti gli studenti. Non ci si può infatti illudere
  • . che l’istruzione e la formazione possano avvenire in assenza di una seria e continuativa programmazione dei tempi del processo didattico;
  • un danno per gli studenti meno preparati, per quelli con maggiori difficoltà, con maggiori lacune pregresse, che perdono concentrazione, perdono il ritmo e talora la voglia di studiare, riescono con maggiore difficoltà, se interrotti nello . studio, a coordinare i tempi, ad affinare il metodo di studio, a colmare le lacune;
  • un danno per gli elementi più fragili e più introversi che nel clima “assembleare”, nella confusione che regna in tutte le occupazioni, si sentono più isolati, spesso rimangono a casa, spesso, pur essendo contrari a quello che succede, non trovano la determinazione per esprimere il proprio punto di vista;
  • in ultima analisi un’occupazione si risolve anche in un ulteriore strumento, o momento, di sperequazione, ai danni di coloro ai quali la Scuola dovrebbe offrire di più.

All’origine delle occupazioni, all’origine della manifestazioni studentesche c’è sempre, negli studenti più seri e motivati, accanto all’esigenza di esprimere una protesta contro qualcosa, il desiderio di approfondire tematiche politiche, sociali e culturali che talora esulano o vanno oltre il quotidiano processo di apprendimento didattico e di sviluppo dei programmi.
Tale interesse è di per sé positivo e la scuola cerca sempre di incoraggiarlo.
L’equivoco si genera quando l’interesse per quello che complessivamente viéne definito come “politica” sostituisce integralmente quello che viene invece definito come “scuola”. A riguardo ci preme sottolineare che:

  • l’interesse e l’approfondimento delle questioni economiche, sociali, culturali, di attualità non può e non deve essere posto in alternativa alla didattica: non si tratta di un “invece” ma di un “anche”;
  • l’Istituto offre numerose iniziative extracurricolari proprio per approfondire tali tematiche; in alcuni casi, come per le assemblee studentesche, per le assemblee di classe, per le riunioni pomeridiane, lo spazio è interamente lasciato all’autonomia degli studenti;
  • altre iniziative possono essere assunte di comune accordo, ma non possiamo accettare che proprio gli insegnanti vengano estromessi dalla loro principale funzione: esser responsabili primari dell’organizzazione del processo di apprendimento. Anche in questo caso il problema principale si pone per gli elementi più deboli, per i più piccoli, che devono essere guidati a raggiungere una piena autonomia;
  • la cultura non è e non può essere frutto di improvvisazione. L’approfondimento delle grandi questioni politiche, economiche e sociali è frutto di lavoro: non basta mettere un cartello fuori di un’aula per fare un gruppo di studio. L’improvvisazione è spesso un male della scuola, e non solo per le occupazioni; da parte nostra non ci possiamo prestare a una sua . legittimazione teorica o pratica;
  • l’occupazione, quando poi implica sopraffazione, non risponde a nessuna delle esigenze sopra esposte, sottrae tempo alla didattica e agli approfondimenti, genera un pericoloso corto circuito, determina l’illusione che la formazione e la crescita personali si raggiungano così come si fa zapping davanti al televisore, genera sfiducia, sospetto, incomprensioni. La Scuola è anche (talora soprattutto) crescita attraverso il dialogo e il confronto. Quello che è accaduto al “Tasso” non ha niente a che fare con la Scuola;
  • l’occupazione è un atto pubblico, non una lettera anonima. E’ necessario quindi che gli occupanti se ne assumano la responsabilità e rendano noti i loro nomi. E paghino i danni.

Riteniamo che avanzare tutte queste argomentazioni sia assumere le nostre responsabilità di fronte a studenti, genitori, forze politiche, di fronte all’opinione pubblica.

Riteniamo che gli studenti vadano sostenuti nella crescita, vadano incoraggiati ad affrontare i problemi che la contemporaneità pone loro, ma che, al tempo stesso, agli studenti si debba saper dire di no quando ciò è necessario.
Illuderli che un atto di forza costituisca quasi un passaggio goliardico obbligato è un atto di violenza nei confronti della loro formazione.
Illuderli che la cultura sia qualcosa che si compra al supermercato, che per acquisirla basti passare tra gli scaffali è spesso il preludio alla mancanza di una vera coscienza critica.
Queste sono verità che né nonne che portano i cornetti agli “eroici occupanti”, né amplificazioni sui media, né ministri in visita di cortesia possono invalidare.
E’ bene che tutti coloro che in vario modo hanno la responsabilità dell’educazione riflettano su questi punti, che non imbocchino la strada di un permissivismo che annulla le differenza tra ciò che
è giusto e ciò
che è sbagliato.
Richiamare la stampa a un più profondo modo di esaminare i problemi della scuola è anch’esso un compito doveroso. Basta con i titoli urlati, basta con la scuola in prima pagina solo per proporre le informazioni in modo epidermico o scandalistico. Riteniamo che molto maggiore spazio avrebbero meritato coloro che fuori del Tasso hanno rivendicato il diritto di studiare, il diritto di crescere culturalmente attraverso l’impegno e il confronto.
Anche le forze politiche devono affrontare questi problemi con un senso di responsabilità maggiore nei confronti della Scuola, meno rivolto alla visibilità della politica e dei politici, meno pronto a trincerarsi dietro formulazioni retoriche o demagogiche.