Al Dirigente del Liceo Torquato Tasso di Roma
Al Collegio dei docenti
Agli studenti del Liceo
E p.c
Al Ministro dell’Istruzione
Noi, genitori degli studenti del Liceo Tasso, riuniti oggi in assemblea, intendiamo esprimere la nostra preoccupazione, insoddisfazione e contrarietà rispetto alle decisioni assunte dal Dirigente scolastico e dal Collegio dei docenti in seguito all’ occupazione del Liceo. In particolare, siamo in disaccordo con le scelte punitive ad personam non adeguatamente motivate e non trasparenti, di cui abbiamo avuto informazione solo dalla stampa e non attraverso decisioni formali, e con la fin troppo tradizionale “punizione” dell’eliminazione dei viaggi di istruzione. Al tempo stesso, intendiamo esprimere la nostra comprensione ai docenti che si pongono giustamente il problema del mantenimento della legalità e del loro ruolo di educatori. Quanto segue è scritto con sincero spirito costruttivo nell'auspicio di una rapida “riconciliazione” fra le componenti scolastiche:
1. Concordiamo pienamente con le osservazioni sul significato della legalità. Anche noi siamo e saremo sempre contrari ad atti di forza non giustificati, che comportano l'interruzione di un pubblico servizio, tanto più quando una occupazione “in difesa della Scuola Pubblica” finisce per tradursi nel danneggiamento della propria scuola.
2. Riteniamo però che la linea semplicemente repressiva sia inutile e controproducente. Se l'occupazione autunnale del Tasso è diventata un rito d'iniziazione per gli studenti, anche la reazione (sgombero con le forze dell'ordine, seguito dalla punizione “esemplare” dell'abolizione dei viaggi di istruzione e dai 6 in condotta) è altrettanto rituale ed inefficace: tanto che ogni anno la punizione non ottiene alcun effetto, e il rito si ripete.
3. Non ci sembra un buon segnale educativo questo “colpire nel mucchio”; sinceramente, ci auguriamo che il prof. Acciavatti non abbia davvero pronunciato le parole riportate dai giornali, secondo cui l'abolizione dei viaggi di istruzione per tutti servirà da insegnamento anche agli studenti contrari all'occupazione, perché insegnerà loro a farsi valere con più determinazione.
4. Vorremmo anche dire qualche parola sui “viaggi di istruzione”.
- Si legge nel sito del Ministero dell’Istruzione che "le finalità istituzionali dei viaggi d’istruzione sono volte alla promozione personale e culturale degli allievi ed alla loro piena integrazione scolastica e sociale".
- Se sono davvero istruttivi, vietarli per punizione è il contrario di ciò che i docenti dovrebbero fare se vogliono recuperare il tempo didattico perso con l'occupazione e se tanto gli preme il recupero dei ragazzi più deboli e in difficoltà. Se sono anche, come è ovvio, un momento di socializzazione, negarlo a tutti è dire ai ragazzi che il corpo docente si rifiuta di comprenderli, preferisce dichiararsi offeso e usare il proprio potere piuttosto che il dialogo. Non è un bel messaggio!
- In secondo luogo, più prosaicamente: tre anni di seguito senza viaggi di istruzione sono una punizione davvero eccessiva ed anche, ci sembra, una dichiarazione di fallimento organizzativo della scuola, interpretabile come un pretesto per sfilarsi da un impegno forse non molto gradito.
5. Crediamo che sia giusto il richiamo alla responsabilità delle famiglie. Fra di noi vi sono e vi continueranno ad essere opinioni molto diverse sul modo di comportarsi di fronte alle occupazioni. Ci sembra legittimo che qualche genitore possa solidarizzare con i ragazzi occupanti, anche se possiamo dire di essere stati in grande maggioranza contrari all'occupazione, sia nel merito sia soprattutto nel metodo. Tutti noi abbiamo sempre insegnato ai nostri ragazzi il valore della legalità, della democrazia e, soprattutto, il valore assoluto del rispetto dei beni pubblici e del lavoro altrui. Ci impegniamo a ricordarlo soprattutto in queste occasioni e tuttavia non possiamo accettare un discorso che assegni alla famiglia un impossibile ruolo di gendarme. E vorremo ricordare che le famiglie non possono essere chiamate alla responsabilità e al tempo stesso lasciate nella sistematica mancanza di informazione.
6. Infine, la visita del ministro dell'Istruzione. È stata interpretata come un cedimento agli occupanti, una scelta mediatica, una mancanza di attenzione verso il corpo docente. Forse è così, ma ci sembra che quella visita, almeno, abbia tentato di cambiare il gioco e di smontare il meccanismo di azione/reazione dell'occupazione standard. Il nostro invito al ministro è che la cosa non finisca lì – altrimenti si dimostrerebbe davvero solo una scelta mediatica. Soprattutto, ci auguriamo che il ministro trovi il modo di ritrovare un rapporto positivo con il corpo docente, oltre che con gli studenti, e che il rapporto con gli studenti sia gestito coinvolgendo i rappresentanti degli studenti eletti nei Consigli di classe e di Istituto.
Per renderci propositivi, al fine di evitare il ripetersi sistematico delle occupazioni, vogliamo concludere queste nostre osservazioni con una duplice proposta:
- A partire dal prossimo anno, nei primi mesi di scuola, si propongano ripetuti incontri tra insegnanti ed alunni, si promuovano iniziative di “cultura politica”, al fine di dibattere le tematiche più attuali, si organizzino tavole rotonde, incontri-dibattito tra scuole, interventi in convegni dove si invitino personalità politiche, intellettuali, giornalisti e (perché no?) ministri, formando i ragazzi alla discussione democratica, alla capacità di discutere, di confrontare o condividere le idee, di formarsi le opinioni in un civile confronto.
- E fin da subito, la nostra proposta è di utilizzare del tempo scolastico – quello della negletta “educazione civica” - per realizzare un percorso di formazione specifico ai modi e alle tecniche della discussione democratica, della costruzione del consenso, per imparare a discutere e trovare una forma adulta di partecipazione alla vita.
I genitori degli studenti del Liceo Tasso di Roma, riuniti in assemblea il 18 dicembre 2006